Marcatura delle apparecchiature ATEX

di | 30 Maggio 2019

Quando si parla di distillatori si va sempre a finire sulla questione “ATEX”.
L’acronimo ATEX si riferisce a “ATmospheres EXplosibles”, ovvero atmosfere esplosive.

Noto che solo in pochissimi casi i miei clienti sono a conoscenza dei concetti base per non mettersi nei guai con la normativa ATEX.

Quando si compra un distillatore, o in generale un’attrezzatura da posizionare in ambienti con atmosfera potenzialmente esplosiva, devi conoscere alcuni concetti essenziali per capire cosa stai effettivamente mettendoti in casa.
Se non lo fai preventivamente tu la faranno poi, in caso di problemi, l’Azienda Sanitaria Locale attraverso gli S.P.E.SA.L. (Servizio di Prevenzione e Sicurezza per gli Ambienti di Lavoro), vigili del fuoco, …

So che, da una parte per risparmiare nell’acquisto e dall’altra per vendere, si tende a far apparire le cose “più semplici” di quel che effettivamente sono, con la mentalità tutta italiana che “finché nessuno controlla tutto va bene”.
Ti voglio però fornire alcune informazioni che ti permettono di valutare la classe di sicurezza del distillatore prima di comprarlo.

Cos’è un’atmosfera esplosiva?

Un’atmosfera esplosiva è una miscela di sostanze infiammabili allo stato di gas, vapori, nebbie o combustibili in stato pulverulente con aria o comburente, posta in determinate condizioni atmosferiche nelle quali, con l’innesco, la combustione si propaga alla miscela infiammabile.

La normativa.

Nell’ambito del rischio dovuto alla presenza di atmosfere potenzialmente esplosive, l’Unione Europea ha adottato due direttive in materia di salute e sicurezza, note come ATEX 2014/34/UE e ATEX 99/92/CE.

La prima direttiva (recepita in Italia con DLgs 85 del 19 Maggio 2016 e applicata ai prodotti messi in commercio e/o in servizio dal 20 Aprile 2016) si riferisce ai requisiti essenziali di sicurezza dei prodotti utilizzati e impone la certificazione ATEX a tutti i prodotti commercializzati nell’UE se installati in luoghi a rischio di esplosione.

La seconda normativa invece (recepita in Italia con DLgs 233 del 2003 e rivista con i successivi DLgs 81 del 2008 e DLgs 106 del 2009) definisce i requisiti minimi in materia di salute e sicurezza dei luoghi di lavoro con presenza di atmosfere potenzialmente esplosive.

L’obiettivo delle norme ATEX europee è la riduzione degli incidenti dovuti a esplosioni: ogni anno, infatti, in Europa accadono alcune migliaia di esplosioni durante le operazioni di stoccaggio e manipolazione delle sostanze infiammabili.

Marcatura delle apparecchiature.

Le apparecchiature poste in ambienti a rischio di esplosione, riportano una marcatura composta di numeri e lettere da cui si possono ricavare informazioni importanti riguardo, fra le altre cose, alle zone esplosive in cui il dispositivo può essere utilizzato.

A titolo di esempio, ti riporto di seguito le informazioni riguardanti la marcatura di un distillatore:

 

1 – Marchio CE, garantisce la conformità alle direttive europee;

2 – Numero dell’organismo notificato per il rilascio del certificato di conformità;

3 – Marchio εx, garantisce l’uso del prodotto in potenziali atmosfere esplosive

4 – Gruppo apparecchiatura:

    • I  = prodotto usato in miniera
    • II = prodotto usato in superficie, in tutte le altre EX atmosfere

5 – Categoria apparecchiatura: nello specifico del gruppo II (prodotto utilizzato in superficie) esistono 3 categorie in riferimento al livello di protezione:

    • 1 = molto alto
    • 2 = elevato
    • 3 = normale

6 – Tipo di atmosfera:

    • G = gas
    • D = (dust) polveri

Dall’associazione delle categorie dell’apparecchiatura e del tipo di atmosfera (punti 5 e 6), e nello specifico dell’atmosfera G, si ottengono informazioni circa la classificazione delle aree pericolose:

  • Zona 0 = un’area in cui sono presenti atmosfere esplosive in continuazione o per lunghi periodi
    —> per apparecchiature  1G
  • Zona 1 = un’area in cui possono essere presenti atmosfere esplosive, durante le normali operazioni
    —> per apparecchiature  2G
  • Zona 2 = un’area in cui possono essere presenti atmosfere esplosive, ma solo in casi poco frequenti o per brevi periodi
    —> per apparecchiature  3G

 

7 – c = apparecchiatura con protezione delle parti elettriche

8 – EX = apparecchiatura antiscoppio

9 – Tipologia di protezione all’innesco:

      • nA =apparecchiatura non generante scintille
      • b = a fonti di innesco controllate
      • c = progettato in sicurezza
      • d = custodia antideflagrante
      • e = sicurezza aumentata
      • fr = incapsulamento a tenuta di vapore
      • ia = sicurezza intrinseca 1 o 2 eventi
      • ib = sicurezza intrinseca 1 evento
      • k = incapsulamento liquido
      • m = incapsulamento
      • o = immersione a olio
      • p = incapsulamento a pressione
      • q = riempimento a sabbia

I punti 7 – 8 – 9 non sono più obbligatori

10 – Gruppo di esplosione (con riferimento alla norma EN.50020) =  da II (meno pericoloso) a IIC (più pericoloso).

11 – Classi di temperatura = indica la temperatura massima superficiale che può raggiungere l’apparecchiatura (dipende dalla famiglia del gas):

      • T1 = massima temperatura superficiale 450°C
      • T2 = massima temperatura superficiale 300°C
      • T3 = massima temperatura superficiale 200°C
      • T4 = massima temperatura superficiale 135°C
      • T5 = massima temperatura superficiale 100°C
      • T6 = massima temperatura superficiale 85°C

È possibile che venga indicata una temperatura al posto del numero della classe (es: T= 230°)

12 – EPL (Equipment Protection Level) = identifica la zona d’installazione dell’apparecchiatura (l’EPL va a sostituire il tipo di protezione e il metodo di protezione nelle apparecchiature costruite dopo il 2015); nello specifico per i gas:

    • Ga = zona 0
    • Gb = zona 1
    • Gc = zona 2

Certificati.

Ricordati che la stessa codifica dovrà essere riportata anche nei certificati che accompagnano la macchina.

Il processo di valutazione della conformità di un prodotto secondo la Direttiva 2014/34/UE avviene in modo differente in base al tipo di apparecchiatura, al gruppo ed alla categoria.

Per le categorie di apparecchi 1 G sia “elettriche” che “non-elettriche” è sempre obbligatorio l’intervento di un Organismo Notificato accreditato per l’emissione di un certificato di Esame UE del Tipo congiuntamente alla Garanzia di qualità produzione o alla Verifica su prodotto.

Per le categorie di apparecchi 2 G “elettriche” è previsto l’intervento di un Organismo Notificato accreditato per l’emissione di un certificato di Esame UE di Tipo congiuntamente alla Garanzia di qualità produzione o alla Conformità al tipo.

Invece per le categorie di apparecchi 2 Gnon-elettrici” è previsto il deposito del fascicolo tecnico presso l’Organismo Notificato unitamente al Controllo di qualità Interno.

Infine per le categorie di apparecchi 3 G sia “elettriche” che “non-elettriche” è previsto il solo Controllo di qualità Interno della produzione in regime di autocertificazione.

 

In conclusione, non è possibile per esempio che un distillatore (ossia un’apparecchiatura elettrica) definito ATEX II 2G, cioè per zona 1, possa essere accompagnato da una semplice autodichiarazione o da una “ricevuta di deposito del fascicolo tecnico”.

Assicurati inoltre che il cosiddetto “Certificato di esame UE del Tipo” si riferisca all’ASSIEME della macchina e non solo ad alcuni componenti.

Come vedi non sono molte le cose da controllare, ma se vuoi stare tranquillo è bene che tu le conosca. Se non vuoi verificare di persona tutta la normativa, ti consiglio di chiedere almeno un parere a un consulente.

 

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